15 mar 2015

Marilyn Manson - The Pale Emperor [Recensione]

Brian Warner, alias Marilyn Manson, torna con il suo nono progetto studio a tre anni di distanza dall'ultimo lavoro. Titolo dell'ultimo progetto è The Pale Emperor ("Il Pallido Imperatore"), uscito in due versioni: quella standard, che contiene dieci tracce, e la deluxe che include tre versioni acustiche come bonus track. 


Progetto in coproduzione con il nuovo componente Tyler Bates, compositore e produttore Hollywoodiano, l'album – uscito il 16 Gennaio – si è rivelato un successo sia commerciale che di critica, al termine di quasi dieci anni di lenta e agognata risalita del livello musicale della band statunitense. 

The Pale Emperor è un progetto dove le sonorità Industrial, componenti quasi onnipresenti nella carriera del trasgressivo Manson, vengono quasi annullate e lasciano spazio ad atmosfere cupe ed intrise di un rock/blues più enigmatico, con accenni dal sapore vagamente country, come nel singolo Third Day Of A Seven Day Bringe.

Affrontando le tematiche dell'album, ci si ritrova nuovamente immersi nella ridondante espressione lirica di critica sociale che si riscontra spesso nei brani di Marilyn Manson, nei confronti della politica oscurantista del sistema americano riguardo al sesso, alla droga e il possesso di armi; una visione concisa del gretto materialismo moderno di questa Golden Age. 

Stilisticamente parlando possiede una maturità e un rinnovamento palesemente espresso attraverso testi più coscienti, profondi e introspettivi; il Reverendo si allontana e abbandona quasi del tutto, come già ha fatto negli ultimi anni e soprattutto con il disco antecedente Born Villain, album cupo e dark e con una chiara ispirazione alla corrente wave.

L'artista si estende così in una nuova dimensione, abbandonando la poetica maledetta e sinistra da Superstar Anticristo e la tristezza meditativa e decadente che l'ha contraddistinto in Mechanical Animals e le cui sonorità si ritrovano solo come reminiscenze in qualche brano: ciò si riscontra soprattutto nel singolo Deep Six, che riporta alla luce la vena industrial dell'artista, anche se ampiamente ridimensionata, con una grande verve e ritmo trasportante; molto diversa è invece la prima traccia Killing Strangers, esempio della parentesi blues dell'album, dalle sonorità estremamente scandite che scorrono lente, pesanti e trascinate. 
Warship My Wreck ne è un altro chiaro esempio, con un inizio lento ma con finale in crescendo e carico di pathos; una sensazione di malinconia che non abbandona mai e continua per tutta la durata dell'album, accompagnata dalla voce profonda di Manson che crea un'atmosfera morbosa e malata, che raggiunge l'apice in Odds of Even

The Pale Emperor è un progetto dal cuore blues più convincente e tecnicamente più curato rispetto ai due dischi antecedenti: seppure privo di brani memorabili, procede e oscilla tra alti e bassi ma regge grazie a un filo logico studiato fin nei minimi dettagli. 


Tracklist: 

1. Killing Strangers 
2. Deep Six 
3. Third Day Of A Seven Day Bringe 
4. The Metaphistopheles Of Los Angeles 
5. Warship My Wreck 
6. Slave Only Dream To Be King 
7. The Devil Beneath My Feet 
8. Birds Of Hell Awaiting 
9. Cupid Carries A Gun 
10. Odds Of Even 

Deluxe Edition:


11. Day 3 
12. Fated, Faithful, Fatal 
13. Fall Of The House Of Death


-FakePlastic-

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