17 feb 2015

Alessandro Grazian - L'età più forte [Recensione]

A dieci anni dall’esordio discografico, arriva per Alessandro Grazian il quarto album, L’età più forte, il cui titolo è un chiaro omaggio a uno dei quattro volumi di Simone De Beauvoir.


Il progetto è un'istantanea sul tempo trascorso, un'autobiografia – non solo artistica – dei primi dieci anni di carriera dell’autore, anello di congiunzione tra le sue radici folk-intimiste e barocche e le insospettabili sonorità psichedeliche e dream-pop. In Satana e nel finale di Corso San Gottardo, ad esempio, le chitarre fuzz escono direttamente dal mixer, un'aperta citazione ai Tame Impala.

Con questo nuovo disco Grazian sembra voler manifestare, in modo più diretto e meno ingenuo, l'inquietudine artistica che lo pervade e l'eterogeneità dei suoi ascolti con un più incisivo afflato comunicativo (ad esempio La risposta e Anastasia sono brani costruiti su accordi in maggiore) che lo porta a prendere le distanze dalla new wave e dai suoi elementi freddi, come i synth e le chitarre taglienti, per riscoprire temperature musicali più calde ed avvolgenti.

Decisiva nella svolta personale – sia emotiva che razionale – del cantautore padovano è stata l'esperienza milanese, che gli ha offerto l'opportunità di suonare con tante formazioni diverse (Enrico Gabrielli, Rodrigo D’Erasmo, Leziero Rescigno), avvicinandolo più al rock e alle atmosfere metropolitane.

Interamente scritto e arrangiato da Grazian e finanziato direttamente dal pubblico tramite MusicRaiser, L'eta migliore è un disco abbastanza uniforme. Il tutto ruota intorno alla crisi come scelta e alla disillusione vista come riscatto. I versi iniziali di Satana definiscono bene la poetica dell'intero album: “Fotti il tuo dolore prima che lui fotta te”. Il tema della scelta si ripropone nel successivo brano Lasciarti scegliere, dove il piglio aggressivo del precedente album sembra riaffiorare. La meglio volgarità, oscura e sensuale, si concentra sul confine labile tra bene e male. 

Gli episodi che si discostano sensibilmente dalle atmosfere prevalenti del disco sono certamente La Risposta – una sorta di ironica filastrocca digital-caraibica, esplicitamente critica della società: “La risposta, amico mio, soffia nella pubblicità, la risposta è nei soldi di papà…” – e Se io fossi una band mi scioglierei, che gioca tra punk e postpunk con testo breve quanto incisivo e rimandi ai CCCP. Noi noi noi chiude l’album con un suono psichedelico liquido e sognante di pinkfloydiana memoria.

La varietà stilistica, apparentemente schizofrenica, rivela la profonda intelligenza emotiva di un chitarrista molto dotato e di un autore ricercato. 
Un ottimo disco capace sì di sorprendere, ma che soddisfa le aspettative e mantiene le promesse. 


Tracklist:

1. L’età più forte
2. Satana
3. Lasciarti scegliere
4. Corso San Gottardo
5. La risposta
6. Anastasia
7. La meglio volgarità
8. Se io fossi una band mi scioglierei
9. Quasi come me
10. Noi noi noi

Malex

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